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La Convenzione Europea di Oviedo si aggiorna, ma i diritti delle persone restano al palo: una nuova battaglia contro la coercizione in psichiatria?

La Convenzione Europea di Oviedo si aggiorna, ma i diritti delle persone restano al palo: una nuova battaglia contro la coercizione in psichiatria?

Un articolo di Roberto Mezzina e Grazia Zuffa su Conferenza salute mentale

 

In questi mesi è in corso una complicata vicenda che riguarda i diritti delle persone con disturbo mentale e in particolare la titolarità sulla loro propria salute. La Convenzione di Oviedo è stato il primo strumento giuridico internazionale che protegge la dignità, i diritti e le libertà dell’essere umano contro ogni abuso della biologia e della medicina, dalla genetica alla ricerca medica, anteponendo a tutto ciò il consenso informato della persona interessata e il diritto al rispetto della privacy. La Convenzione consacra il principio che tale consenso va dato prima di ogni intervento, salvo le situazioni di urgenza, e che può in ogni momento essere ritirato dalla persona stessa. Per coloro che sono ritenuti incapaci di dare il proprio consenso, per esempio un minore o una persona con disturbi psichiatrici severi, l’intervento non deve essere eseguito a meno che non produca un reale e sicuro vantaggio per la sua salute.

Qui cominciano i problemi: incapacità? Vantaggio per la salute? Si discute ormai dal 2013 a livello del Comitato di Bioetica del Consiglio d’Europa una bozza di Protocollo, destinato ad aggiungersi alla Convenzione, che riguarda il rispetto della dignità delle persone in salute mentale, la loro autodeterminazione, specificamente riguardo al tema dei trattamenti involontari e degli internamenti involontari.

Lo scopo del Protocollo è di stabilire gli standard minimi di protezione dei diritti che gli stati sono tenuti a rispettare, dunque non vi sarebbe alcun obbligo di adeguamento legislativo per paesi, come l’Italia, che hanno normative più avanzate. Tuttavia, se l’attuale bozza fosse approvata, il rischio di un arretramento culturale a livello europeo in tema di coercizione alla cura sarebbe alto, proprio per l’autorevolezza di cui gode la Convenzione di Oviedo. Di tale arretramento, particolarmente i paesi più avanzati, come appunto il nostro, avrebbero più da temere.

Qui l’articolo completo.