13 Nov E tu Slegalo Subito ad Avellino
Grandissimo successo di partecipazione al convegno organizzato dall’AIGA di Avellino sulla tutela dei diritti dei malati psichiatrici. All’incontro, che si è tenuto venerdì 9 novembre presso l’Aula Magna del Tribunale di Avellino, hanno partecipato Girolamo Daraio e Francesco Schiaffo dell’Università di Salerno, Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione Campania, e Giovanna Del Giudice, psichiatra e presidente della Conferenza Basaglia.
A moderare i lavori è stata avvocato Anna Chiara Casillo del direttivo AIGA, mentre una breve introduzione sui temi oggetto del convegno è stata tenuta dall’avvocato Roberta D’Acierno.
Lo spirito del convegno è stato quello di analizzare dal punto di vista giuridico-sanitario le principali criticità dell’attuale modello di cura e trattamento dei pazienti psichiatrici autori di reato dopo la chiusura degli OPG e l’ istituzione delle REMS. Notevole interesse si è sviluppato inoltre attorno ai temi della contenzione meccanica – farmacologica – ambientale dei pazienti psichiatrici e in generale non autosufficienti nei luoghi di cura ( SPDC, comunità protette ,residenze per anziani). A chiudere i lavori è stata la dottoressa Del Giudice che, dopo un ampio excursus sulla sua esperienza professionale di direttore di DSM, da ultimo a Cagliari, si è soffermata sulle grandi difficoltà che, ha incontrato l’opera di abolizione – o quanto meno di riduzione- delle pratiche di contenzione nei reparti psichiatrici. Del Giudice ha lanciato alla fine un monito di speranza verso il futuro in quanto, come dimostrano i dati relativi alla riduzione delle contenzioni negli SPDC italiani, un altro modello di cura basato sul pieno rispetto dei diritti del malato mentale senza ricorrere a forme di coercizione è sicuramente possibile.
E in tale prospettiva sicuramente si muove l’impegno assunto al termine del convegno di costituire una rete di avvocati operanti in tutta Italia allo scopo di assistere legalmente malati mentali e i loro familiari, non solo nei casi di condotte di violenze fisiche e altra forma di sopruso subite, ma anche – in generale- di negazione del diritto alla cura e al pieno rispetto della dignità umana del paziente psichiatrico.