04 Mag Audizione della Commissione Diritti Umani a Giovanna Del Giudice e Vito D’Anza sulla contenzione
Senato della Repubblica. Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani
4 maggio 2016
Seguito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani, vigenti in Italia e nella realtà internazionale: audizione di Giovanna Del Giudice, presidente della Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo Franco Basaglia e di Vito D’Anza, del Forum salute mentale
Prosegue l’indagine conoscitiva in titolo, sospesa nella seduta del 20 aprile scorso.
Il presidente MANCONI, in apertura di seduta, ricorda che oggi prosegue il lavoro sulla “contenzione meccanica” avviato lo scorso 20 aprile, un lavoro che proseguirà nelle prossime settimane con altre audizioni.
La dottoressa Giovanna DEL GIUDICE, presidente della Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo Franco Basaglia, nel ringraziare la Commissione per l’opportunità offerta, ricorda che alla contenzione meccanica attraverso cinghie, lacci, fascette o altro, si aggiungono la contenzione ambientale – vale a dire impedimenti alla libera circolazione dei soggetti nei luoghi della cura – e la contenzione farmacologica, come ha voluto ricordare il consigliere Piccione nel suo intervento nell’audizione del 20 aprile scorso, che si serve di psicofarmaci. Tali strumenti di contenzione, e questo è l’elemento che più preoccupa, si sommano fra loro con effetti molto nocivi sui pazienti.
La contenzione meccanica provoca danni all’integrità psicofisica delle persone, descritti in letteratura, come le abrasioni; può procurare danni vascolari, ischemie; può avere conseguenze sul piano neurologico o ortopedico – basta considerare le conseguenze della caduta di anziani da un letto con barriere, quindi da una maggiore altezza; infine può avere conseguenze sul piano psicologico. In taluni casi può addirittura portare alla morte. La contenzione riguarda non solo le persone con disturbi mentali – nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura o nelle case di cura private; nelle comunità terapeutiche o nei luoghi di detenzione – ma anche adolescenti o anziani ovvero ancora persone con disabilità.
Per quanto riguarda la diffusione del fenomeno esistono due ricerche, una condotta nel 2001 dall’Istituto Mario Negri di Milano ed una svolta dall’Istituto Superiore di Sanità. In base a quest’ultima ricerca l’80 per cento dei servizi psichiatrici degli ospedali italiani farebbero ricorso alla contenzione meccanica. Si tratta di statistiche davvero allarmanti, tanto più che non esiste un sistema tipizzato di registrazione di tale pratica, la quale non figura nelle cartelle cliniche. È anche per questo motivo che la discussione sull’uso della contenzione meccanica è poco articolata e il fenomeno poco conosciuto. Gli stessi operatori tendono a non parlarne e il fenomeno affiora solo in occasione di incidenti più o meno gravi. A questo riguardo va ricordato che tra il 2006 e il 2009 vi sono stati quattro casi di morte provocata dalla contenzione meccanica. La “contenzione”, va peraltro distinta dal “contenimento”. La contenzione meccanica riguarda – come si è detto – le pratiche che hanno la finalità di bloccare i movimenti della persona; il contenimento riguarda l’attuazione di una serie di pratiche relazionali articolate e complesse in grado di impedire ad una persona in stato di forte agitazione di trascendere.
Il dottor Vito D’ANZA, del Forum salute mentale, nel ringraziare a sua volta per l’opportunità offerta, sottolinea che nel suo intervento cercherà di mettere a fuoco in che modo sia possibile evitare di ricorrere alla contenzione meccanica, e mette in rilievo che essa è in ogni caso non legittima giacché nessuna disposizione di legge la autorizza. Nel descrivere la sua esperienza nelle strutture di salute mentale di Pistoia e Pescia, ricorda che da molti anni in quelle strutture la contenzione meccanica non viene praticata e che viene attuata una politica di “porte aperte”. Per ottenere tale risultato, non solo ha provveduto a dare piena disponibilità, giorno e notte, al personale in servizio, ma ha proceduto ad una riorganizzazione del servizio in modo da mettere a disposizione di ogni singolo caso critico un infermiere specificamente dedicato. Il personale è stato poi messo nelle condizioni di poter attuare quelle pratiche idonee a ridurre il livello di angoscia del soggetto, le cosiddette tecniche di descalation. In alcuni specifici casi può essere di utilità l’uso di taluni farmaci. In undici anni non vi sono stati episodi gravi da segnalare e, con riferimento alla politica delle “porte aperte”, si è dato un solo caso di allontanamento del paziente. È altresì indispensabile che un servizio bene organizzato e sempre all’erta sia nelle condizioni di evitare che in emergenza una crisi non affrontata tempestivamente possa degenerare e favorire l’applicazione di tecniche di contenzione. Sono dunque decisivi gli assetti organizzativi e anche il ruolo del dirigente.
Il senatore ROMANO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE), nel ringraziare le personalità presenti in audizione, chiede al dottor D’Anza di voler meglio precisare quale ausilio può dare l’uso di farmaci nelle tecniche di contenimento e quali siano le effettive differenze rispetto alla contenzione farmacologica.
La senatrice SIMEONI (Misto), nel descrivere la sua esperienza ai servizi psichiatrici di diagnosi e cura di Latina, mette in evidenza come il ricorso alla contenzione meccanica derivi spesso da organici e risorse insufficienti.
Il senatore MAZZONI (AL-A (MpA)) sottolinea che il dato fornito dalle statistiche, sia pure non recenti, relativo a quell’80 per cento di strutture nelle quali viene praticata la contenzione, costituisca una stortura che stride con il dettato costituzionale e le norme di legge vigenti in materia di tutela della persona.
Il presidente MANCONI, nel rilevare che il racconto della senatrice Simeoni corrisponde ad un dato indiscutibile di realtà, sottolinea che nei quattro casi di decesso dovuti alla contenzione meccanica che si sono verificati tra il 2006 e il 2009, non sussistevano condizioni di insufficienza di organico.
La dottoressa DEL GIUDICE sottolinea l’importanza della formazione del personale e di tutte quelle iniziative idonee a cambiare una certa cultura che rende possibile, e in maniera così diffusa, la pratica della contenzione meccanica. È quello che ha voluto mettere in evidenza, fra le altre cose, il Comitato per la prevenzione della tortura – CPT del Consiglio d’Europa nel suo Rapporto sull’Italia del 2009. Per quanto riguarda la questione dell’organico deve essere sottolineato che laddove la contenzione meccanica è praticata esso deve essere ancora più consistente. Sul piano generale, ciò che appare indispensabile sono una accorta ed equilibrata direzione e personale adeguatamente formato.
Il dottor D’ANZA sottolinea che la contenzione farmacologica va in tutto e per tutto equiparata alla contenzione meccanica, mentre l’uso di farmaci come ausilio a tecniche di descalation, comequelle a cui prima ci si riferiva, è altra cosa. Esso ha la sola finalità di ridurre il livello di angoscia dei soggetti allo scopo di evitare atteggiamenti che siano poi difficili da contenere. Ribadisce anch’egli che il personale, laddove si pratichi la contenzione meccanica, è necessario sia più numeroso rispetto a strutture meglio organizzate che escludono tale pratica.
Il presidente MANCONI, ringraziando la dottoressa Del Giudice, il dottor D’Anza e i senatori presenti, dichiara conclusa la seduta.
Il seguito dell’indagine conoscitiva è pertanto rinviato.
La seduta termina alle ore 14,45.