27 Dic La fabbrica della cura mentale. Storie di banalità del male in tempo di pace. Di Piero Cipriano.
Piero Cipriano
La fabbrica della cura mentale. Storie di banalità del male in tempo di pace
“L’establishment psichiatrico definisce il nostro lavoro come privo di serietà e rispettabilità scientifica. Il giudizio non può che lusingarci, dato che esso ci accomuna, finalmente, alla mancanza di serietà e di rispettabilità da sempre riconosciuta al malato mentale e a tutti gli esclusi”
Franco Basaglia
A distanza di decenni dall’approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos’è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Se il manicomio ricordava un campo di concentramento, l’attuale spdc ricorda una fabbrica, dove lo psichiatra è il tecnico specializzato addetto alla catena di montaggio umana, e il malato la macchina biologica rotta da aggiustare non con la parola ma con il farmaco. Così, quei luoghi destinati ad accogliere la sofferenza mentale sono diventati le roccaforti di una rinata cultura manicomiale in cui ad apparire socialmente pericolosi sono spesso proprio coloro che avrebbero dovuto garantire la gestione umana ed efficace delle crisi psichiatriche.
“Le parole dello psichiatra sono preziose, e infatti si vendono a peso d’oro. Le si conserva per lo studio privato, per i pazienti danarosi, quelli meno gravi e quindi meno sporchi, più colti… insomma, quelli della stessa classe sociale del terapeuta, come si sarebbe detto in altri tempi”